Pagina (1252/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il gran numero, il grugnire e la prestezza con cui arrivarono quegl'immondi animali, produssero estrema confusione, gittando sottosopra la bardella, le armi, il leardo, Ronzinante, Sancio e don Chisciotte. Si rizzò Sancio alla meglio, ed infuriato dimandò la spada al padrone, dicendogli che voleva ammazzare una dozzina di quei signori e malcreati porci, che già li aveva benissimo conosciuti. Don Chisciotte gli disse:
      - Lasciali andare, amico, che questo affronto è pena del mio peccato, ed è giusto castigo del Cielo che un cavaliere errante abbattuto sia mangiato dal gavocciolo, punto dalle vespe, calpestato dai porci.
      - Deve pure, Sancio rispose, essere castigo del Cielo che gli scudieri dei vinti cavalieri erranti siano dalle mosche punzecchiati, mangiati dagl'insetti e investiti dalla fame? Se gli scudieri fossero figliuoli dei cavalieri ai quali servono, o loro prossimi parenti, non ci sarebbe che dire quando li colpisse la pena dei falli sino alla quarta generazione: ma che hanno mai a fare i Pancia con i Chisciotti? Basta, torniamoci a coricare, e dormiamo il poco che rimane della notte; ché domani qualche santo ci aiuterà.
      - Dormi tu, o Sancio, rispose don Chisciotte, tu che sei nato per dormire, quando io nacqui per vegliare. Nel poco di tempo che manca sino all'alba, io lascerò libero il corso ai miei pensieri, e li sfogherò in un madrigaletto, che composi stanotte nella mia fantasia senza farne teco parola.
      - Pare a me, rispose Sancio, che i pensieri che possono esprimersi in versi non debbano essere molto seri, ma vossignoria versifichi pure a suo piacere, ché intanto io dormirò il meglio che potrò.»


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Ronzinante Sancio Chisciotte Sancio Chisciotte Cielo Sancio Cielo Pancia Chisciotti Sancio Chisciotte Sancio Don