In mezzo all'andito stava un catafalco alto più che due braccia da terra, coperto tutto con grandissimo baldacchino di velluto nero, all'intorno del quale, sui varî gradini, ardevano candele di cera bianca sopra più di cento candellieri d'argento: sulla sommità del catafalco scorgeasi estinto corpo di donzella adorna di sì esimia bellezza, da far parere bella la morte medesima. Teneva la testa posata sopra un guanciale di broccato, era coronata d'una ghirlanda di vari e odorosi fiori; colle mani messe in croce sul petto, e tra esse un ramo di palma in segno di trionfo. Vi era un teatro ad un lato dell'andito, dove seduti si stavano due personaggi, i quali col portare corona in testa e scettro in mano mostravano di essere re veri o finti. Accanto a questo apparente teatro, dove salivasi per alcuni gradini, si trovavano altre due sedie, sulle quali posero i due prigioni don Chisciotte e Sancio, facendoveli adagiare; e tutto ciò in grande silenzio e indicando loro con segni che dovessero sempre tacere: ma senza bisogno di questi segni sarebbero già rimasti taciturni, mentre l'alta meraviglia prodotta in loro dagli oggetti che avevano dinanzi agli occhi ne teneva legate le lingue. Salirono sul teatro con grande accompagnamento due personaggi d'importanza, che vennero da don Chisciotte riconosciuti sul fatto pel duca e la duchessa suoi ospiti, e si assisero su due sedie ricchissime, accanto a quelli che avevano figura di re.
Chi mai non doveva essere meravigliato, quando aggiungasi che si riconobbe da don Chisciotte che il corpo morto, il quale giaceva sul catafalco, era quello della vezzosa Altisidora!
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