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      La vide egli appena, che turbato e confuso si ravvolse e coprì tutto col lenzuolo e colla coltre del letto, non articolando parola, né sapendo come trovare la via per farle alcun segno di cortesia e di riverenza. Altisidora si pose a sedere in una sedia accanto al letto, e dopo avere mandato il più profondo sospiro, con tenera e fioca voce gli disse:
      - Quando le donne di alta nascita e le ritirate donzelle dànno bando all'onore, e libertà alla lingua di parlare senz'avvertenza, facendo pubblici i segreti sepolti nel loro cuore, si trovano al cattivo termine in cui io sono. Io, o signor Don Chisciotte della Mancia, sono una di queste, miserabile, vinta e innamorata; ma contuttociò onesta e sofferente tanto, che per esserlo a sì alto grado questa mia anima scoppiò pel silenzio, ed io ne perdetti la vita. Corrono due giorni da che riflettendo alla crudeltà con cui mi trattasti, o più duro del marmo alle querele mie, o perfidioso cavaliere, io ho dovuto restar morta od essere almeno giudicata tale da chi mi ha veduta: e se stato non fosse l'Amore, che sentendo pietà del caso mio, depositò il mio rimedio nei martirii di questo buono scudiere, mi troverei di già all'altro mondo.
      - Sarebbe stato meglio, disse Sancio, che Amore avesse depositato il rimedio nei martirii del mio asino, che io gliene avrei anche avuto obbligo; ma mi dica di grazia, o signora (che il cielo la accomodi di altro amante più tenero del mio padrone), che cosa ha veduto ella nell'altro mondo? Che cosa c'è egli all'inferno?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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