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      - Guarda un poco che libro è codesto? E il diavolo rispose:
      - Questo è la seconda Parte della storia di don Chisciotte della Mancia, non già composta da Cide Hamete, suo primo autore, ma dall'Aragonese che dice essere naturale di Tordesiglia. - Toglietemelo via dagli occhi, l'altro diavolo rispose, e sprofondatelo nell'abisso dell'inferno, sicché le mie pupille mai più non lo veggano.
      - Tanto egli è pessimo? rispondeva l'altro.
      - Tanto pessimo, soggiungeva il primo, che se io medesimo mi fossi accinto a comporlo, non ne avrei potuto fare uno peggiore;» e così seguitarono il giuoco con altri libri: ed io avendo sentito il nome di don Chisciotte, che tanto apprezzo ed amo, procurai di tenermi bene in mente quella visione.
      - Visione debb'essere stata senza dubbio, disse don Chisciotte, perché al mondo non v'è un altro io; e già cotesta storia va attorno da una in altra mano, ma in alcuna non resta, poiché ognuno le dà un calcio né io mi sono punto alterato nell'udire che vo come corpo fantastico per le tenebre dell'abisso e per la luce della terra, non essendo io quegli di cui tratta cotale spuria istoria: e poi se fosse buona, fedele e veridica, vivrebbe dei secoli; ma siccome è cattiva, molto corto sarà il passo tra il suo nascere e il suo morire.»
      Voleva Altisidora continuare a dolersi di don Chisciotte, quand'egli la interruppe, dicendo:
      «Già vi dichiarai molte volte, o signora, che mi dispiace che voi abbiate in me collocati i vostri pensieri, perché io posso piuttosto gradirli che secondarli.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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