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Rise don Chisciotte dell'applicazione del nome, ed il curato portò alle stelle l'onorata ed onesta sua risoluzione, e si offrì di nuovo a tenergli compagnia in tutto il tempo che potrebbe disporre dopo adempiti gli obblighi suoi. Dopo questi discorsi si licenziarono, e pregarono e consigliarono don Chisciotte che avesse cura della sua salute e che badasse a governarsi il più che potesse.
La nipote e la serva avevano ascoltato tutto il dialogo seguìto fra i tre, e subito che i due se ne furono andati, l'una e l'altra entrarono nella camera di don Chisciotte, e la nipote gli disse: - Che faccenda è questa, signor zio? Adesso che noi altre pensavamo che vossignoria tornasse a ridursi a casa sua ed a condurre con noi vita quieta e onorata, ella vuole entrare in nuovi labirinti facendosi pastorello! Oh il bel pastorello! Vien qua, passa di là; eh! sappia pure che coll'orzo verde non si fanno zampogne.» Soggiunse la serva: - Come potrebbe vossignoria sopportare alla campagna i calori della state, i freddi dell'inverno, gli urli dei lupi? Questi sono esercizi da uomini forti e robusti, e allevati a quel mestiere sino dalle fascie, e sarebbe forse manco male l'essere cavaliere errante piuttosto che pastore: ci pensi vossignoria, pigli il mio consiglio, ché non glielo do mica dopo essere satolla di pane e di vino, ma a corpo digiuno e con i cinquant'anni che ho sulle spalle: stia a casa sua, tenga occhio attento alla sua roba, si confessi spesso, soccorra i poveretti, e se gliene riesce male dica che io sono cattiva femmina.
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Chisciotte Chisciotte Chisciotte
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