Pagina (1291/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Mi sento, nipote mia dolcissima, presso alla mia ultima ora, la quale vorrei passare in modo da far giudicare a tutti che la mia trascorsa vita non è stata tanto sciagurata da lasciare dopo di me la riputazione di pazzo; e sebbene io fui tale pur troppo, vorrei togliere dal mondo questo mal odore di me in questi estremi momenti. Chiamami, ti prego, o figliuola, i miei buoni amici, il curato, il baccelliere Sansone Carrasco e mastro Niccolò barbiere, che ora voglio confessarmi e fare il mio testamento.
      La nipote risparmiò la fatica di andarli a chiamare, poiché entrarono in quel punto tutti e tre nella stanza. Appena don Chisciotte li vide, disse loro: - Congratulatevi meco, miei buoni amici, che io ho cessato di essere don Chisciotte della Mancia, e sono quell'Alonso Chisciano che per i miei esemplari costumi ero chiamato il buono. Dinanzi a voi mi dichiaro nemico di Amadigi di Gaula e di tutto l'infinito stuolo della sua stirpe; adesso mi vengono in odio tutte le storie profane della cavalleria errante; adesso conosco la mia balordaggine ed il pericolo che ho corso nelle mie letture; adesso per misericordia del Signore Iddio imparo a mio costo a dispregiarle e ad averle in abbominazione.» Quando tutti e tre udirono questo discorso, giudicarono senz'altro che lo avesse colto qualche nuova pazzia, ed il baccelliere Sansone Carrasco disse:
      - E che è questo, o signor don Chisciotte? Ora che abbiamo nuove che la signora Dulcinea non è più incantata e che ci manca tanto poco per diventare pastori e passare cantando la nostra vita beatamente, vossignoria si vuol far romito?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Sansone Carrasco Niccolò Chisciotte Chisciotte Mancia Alonso Chisciano Amadigi Gaula Signore Iddio Sansone Carrasco Chisciotte Dulcinea