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      Essi lo capivano, non era vero? Lui si trovava in bottega sperso, proprio come un uomo bendato. Certamente, per una ventina di giorni, lo avrebbero aiutato: non se ne sarebbero pentiti... no, non se ne sarebbero pentiti!...
      Dio buono, essi non potevano! Pippo vide i Carelli stringersi nelle spalle, guardarsi fra loro, col sorriso indefinibile dei negozianti che burlano un compratore malaccorto. Ma, nel loro freddo egoismo, erano compitissimi: davvero non potevano. Padron Giovanni non doveva piú metter piede in bottega per espressa ordinazione del medico; ed avevano appunto venduto la bottega perché neppure la signora Rosa, sua moglie, era al caso di attendere al traffico. Che aiuto poteva Pippo aspettarsi da lei? Non la vedeva? Non si poteva piú muovere dalla sua sedia.
      Dicevano, in fondo, la verità; offrivano a Pippo un bello spettacolo!... Padron Giovanni allampanato, afflitto da una tosse cavernosa, logorato da una tisi senile; la signora Rosa enorme, sformata dalla pinguedine, che la immobilizzava su di una poltrona, e che la soffocava d'affanno al piú piccolo sforzo di attività. Per un istante Pippo si lasciò vincere dallo scoraggiamento. Lasciò cascarsi le braccia; fece un viso angoscioso d'uomo forte che si dichiara vinto.
      - Mi pare che ci sarebbe un mezzo per conciliare ogni cosa - balbettò una voce timida di ragazza.
      Si voltarono tutti. Era la prima frase che Irene, la figlia dei Carelli, metteva nel colloquio, al quale aveva assistito in disparte, a cucire.
      - Dio mio, sí, ci sarebbe!


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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