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      Lei sola, coi suoi modi da signorina e colla sua grande abilità, avrebbe fatto prosperare il negozio, attirandovi una clientela da guadagnarci dei capitali. Bisognava proprio dire che i Carelli erano una coppia di vecchi stupidi per non averlo capito loro prima di ogni altro.
      La difficoltà stava nel vedere se Irene avrebbe accettato lui proprio. Da questo lato egli era assalito da veri sgomenti d'uomo timido che aspira a cose straordinarie. Per quanto modesta e buona, la giovinetta non era certo cosí malaccorta da ignorare che poteva pretendere una posizione ben superiore a quella di mercantessa di ferrarecce. E d'altra parte, la sua educazione, i suoi gusti e l'indole sua dovevano necessariamente renderle ripugnante l'idea di unirsi ad un uomo rozzo, ineducato, volgare. Pippo si creava un quadro orribile di se stesso; la disperazione lo schiacciava. Ma che! era una sciocchezza pensare soltanto a tal sogno!
      Invece Pippo continuò a pensarci tre o quattro giorni, interminabili. Alla fine sentí di non poter piú sopportare lo spasimo. Lo pigliava l'idea funebre di attaccare un nodo scorsoio ad un gancio della bottega, e di passarvi il collo. Ma questo eccesso gli dette il coraggio che gli mancava. Una domenica mattina, all'improvviso, salí dai vecchi Carelli a far loro sapere che perdeva la testa appresso ad Irene, e che desiderava la ragazza per moglie.
      Si mostrarono sorpresi, incerti, combattuti fra il desiderio di fargli piacere, e l'idea di non rinunciare a certi progetti cui alludevano con frasi indefinite.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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