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      In ogni modo, doveva pensarci bene Irene, e decidere lei stessa. Loro, all'infuori dei buoni consigli che la gravità della circostanza imponeva, avrebbero lasciato piena libertà alla figliuola di risolversi come il cuore e la ragione le avrebbero suggerito. Non era un linguaggio da buoni amici e da galantuomini?... Ebbene: domandavano il tempo necessario per ben riflettere, ringraziando in ogni modo il signor Ferramonti.
      La condussero per le lunghe altri sei giorni. Il povero Pippo dimagriva a vista d'occhio, ed offriva robinetti a chi gli domandava toppe inglesi, e chiodi a chi voleva raspe. Se avessero aspettato ancora di piú, sarebbe successo qualche grosso guaio. Ma il sabato successivo dissero di sí, dopo avere ottenuto da Pippo le piú formali rinuncie a qualunque pretensione di assegni dotali presenti o futuri. Il matrimonio fu affrettato, prendendo il tempo strettamente necessario per le formalità legali.
     
     
      III.
     
      Nonostante la coadiuvazione d'Irene, il traffico delle ferrarecce non prosperò quanto Pippo si era aspettato. Ci vollero dei mesi perché i guadagni raddoppiassero; poi, raggiunto un tal limite, lo sviluppo si fece piú lento ancora. Nelle sue illusioni di bottegaio innamorato, Pippo aveva sognato una fortuna sùbita ed iperbolica coll'utilizzare la giovine donna. I disinganni della realtà lo irritavano e lo rendevano ingiusto. Ma dunque egli era nato decisamente sotto una cattiva stella? Sta a vedere che l'essersi lui messo a negoziare di ferrami faceva venir di moda i cardini ed i catenacci di ricotta!


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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