L'averlo per marito, era il solo torto che si rimproverasse ad Irene. Ne valeva molti. Ma se Pippo era cieco per se stesso, non lo era per la sorella. Ne rideva a perdifiato, il bestione. Era dunque possibile ridursi cosí? Una serva non sarebbe stata piú sottomessa, non avrebbe rinunciato alla propria volontà piú di quello che lei non facesse col marito. Bisognava creder davvero, che non ci avesse piú una goccia di sangue nelle vene. Via! se Furlin si contentava soltanto di tenerla in conto di una scopa, era da fargliene un merito. Un altro al posto di lui, chi sa come si sarebbe sbizzarrito!
I Ferramonti presero a frequentare i martedí della signora Minelli, la moglie di un mediatore d'affari. Era l'effetto di un fenomeno poco esattamente definibile; ma che moglie e marito avevano subíto in pari grado. Non si affiatavano nel ceto degl'impiegati, essi bottegai, figli di bottegai. Loro, di un sangue in cui non si placa l'acre febbre della caccia al danaro, sentivano di non potersi mescolare, soli e sperduti, in mezzo ad una folla assopita nei facili contentamenti di uno stipendio mensile. Ritornavano a poco a poco nel loro ambiente, a respirarvi piú liberi, ad incontrarvi figure e caratteri coi quali potevano intendersi. Il passaggio attraverso il mondo burocratico aveva soltanto permesso loro di elevarsi, di scegliere, fra i propri affini d'indole e di tendenze, quelli che sapevano conciliare la lotta ardente degl'interessi coi godimenti, colle forme e colle eleganze mondane.
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