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      Fu l'impresa di tre o quattro mesi, coronata da un successo completo.
      Una sera, tornando appunto di casa Minelli, Pippo lasciò trapelare alla moglie il suo malumore, mostrandosi rabbuiato ed astratto. Lei non parve disposta a volere accorgersene ed a provocare una spiegazione; ma ci si venne alla fine, sotto le coltri, spenta la candela. Non c'era voluto meno per dar coraggio a Pippo.
      - Hai un'altra amica, - osservò lui, pigliandola alla larga; - la signora...
      - Barbati, - completò Irene, naturalmente.
      - Sí, Barbati. T'è stata intorno tutta la sera.
      - Mi ha detto molte cose gentili.
      - Ma certi discorsi, se li poteva risparmiare. Mi ci sono preso un'arrabbiatura...
      - Cioè?...
      - Non sapeva parlar che di Mario. Lui sempre, in tutte le salse, come se...
      - Tu non sai proprio nulla! - rise la giovine donna. - Era ben naturale...
      - Naturale? Perché?
      - Si fa della maldicenza... Ma dal momento che Flaviana stessa la sfida! ... Insomma, vogliono ch'ella abbia delle tenerezze per tuo fratello...
      - Per Cristo! - esclamò Pippo con un salto sul letto; - ci mancava anche questa!
      - Come? - domandò Irene sorpresa; - che ce ne importa a noi?
      - Non le hai detto che Mario è mio fratello? - rimproverò Pippo ruvidamente. - Sei stata brava davvero!
      - E poi? - fece la giovine donna con un accento intraducibile. - Dovevo dirle il contrario, quando me lo ha domandato?
      Pippo allibí. Moglie e marito tacquero. Egli era uscito dal salotto della Minelli, risoluto ad imporre alla moglie di non ripetere mai piú che Mario era della loro stessa famiglia.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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