Subito. Le farà molto piacere.
V.
Quella sera, in casa Ferramonti passarono ore deliziose. Pippo anticipò la chiusura della bottega; andò a casa, dissimulando a se stesso le sue smaniose impazienze. Trovò la sorella e la moglie insieme. I Furlin s'erano affrettati a pranzo per uscir subito, e mentre Teta veniva dai parenti, Paolo era andato a prender Mario. Si sarebbe aspettato ancora pochi minuti.
Aspettarono invece piú d'un'ora, parlando di cose frivole, con una fatuità nervosa, che accusava una preoccupazione fissa. Per la prima volta Irene si mostrava diversa dal solito: un trionfo la illuminava; un trionfo di donna forte, cosciente ed orgogliosa di esserlo. Una diffidente sorpresa annuvolava ad intervalli la fisonomia di Teta, intenta a spiare la cognata; ma un sorriso d'indefinibile ironia vi succedeva; e le due cognate si colmavano di amabilità, con inflessioni di voce tenere: come di donne vinte da un abbandono molle di sentimentalismo.
Pippo non badava loro, affatto. Aspettava; cercava di studiare un contegno pel momento in cui suo fratello sarebbe comparso. Era un po' pallido. Non sapeva neppure attendere alle ciarle colle quali le due donne ingannavano il tempo.
D'improvviso Irene balzò in piedi correndo alla porta. Ebbero appena il tempo d'indovinare il motivo del suo grido di gioia; la videro rientrare, camminando all'indietro, traendo seco, colle due mani, Mario. Pareva soffocata dalla commozione.
- Ti sono riconoscentissima, - balbettò avvicinando il cognato al sofà; - siedi.
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