Pagina (38/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ripeteva le parole scambiate; dipingeva il viso fatto da Mario al sentire che si andava a casa di suo fratello. Del resto, era appunto bastato dirgli di venire. Oh, Mario si era mostrato quello che si dice un uomo di cuore.
      - Sta bene, - disse lui; - ma non ricaschiamo nel sentimentale, per carità. Affogheremo nel mare delle nostre lagrime.
      Portava nel salotto dei Ferramonti il suo tratto d'uomo elegante. Aveva trentacinque anni; conservava la figura snella, distinta. Nondimeno il suo viso appassito ed il suo sorriso freddo e scettico accusavano una stanchezza di libertino. Non somigliava certo a padron Gregorio. Aveva lineamenti delicati; mani e piedi aristocratici; un insieme di figura, di espressione e di modi fatti apposta per accreditare le maldicenze corse sulla sua nascita.
      Ostentava una leggerezza mordace di spirito, un abbandono d'uomo annoiato e sazio; ma non sapeva dissimulare, o forse non lo voleva neppure, i suoi acuti appetiti di avventuriero. S'indovinavano in lui le audacie dell'uomo pronto a slanciarsi sulla preda in qualunque modo ed in qualunque momento gli si fosse presentata. Evidentemente, non sapeva dove gli scrupoli stessero di casa.
      In mezzo al fervore della conversazione comune, la voce di Pippo scoppiò ad un tratto:
      - Aspettate un poco! Mi dimenticavo il meglio...
      Si alzò superbo; sparí. Ma ricomparve poco appresso, seguito dalle due donne di servizio cariche di sottocoppe, di bicchieri, di bottiglie, di dolciumi: un rinfresco in regola; una sorpresa ch'egli faceva ai parenti, secondando un istinto di munificenza bottegaia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Mario Mario Ferramonti Gregorio Pippo