Un amico, un confidente bisognerà pure che tu te lo scelga. Perché non sarò io quello?
- Ebbene, sia come vuoi, - diss'ella in un abbandono subitaneo e completo. - Sei contento? Bada di non pentirtene, troppo tardi.
- È forse possibile?
- Chi lo sa? sono tanti i casi...
Egli fece un gesto di noncuranza suprema.
- Mettimi alla prova. Comincia da questo momento ad impormi i tuoi patti.
Lei sorrise. Non trovava nulla, assolutamente nulla da chiedergli. Al caso, le circostanze li avrebbero ambedue consigliati. Mario doveva condursi, come se il loro abboccamento non fosse accaduto. Sopra ogni cosa non recare alcun dispiacere alla Barbati, non ferirne alcuna gelosia o suscettività. Non se lo meritava, povera e cara Flaviana!
Irene parlò lungamente cosí. Ritrovava le vellutate inflessioni della sua dolce voce; la modesta calma della posa. Nondimeno, guardava sorridente Mario, con una espressione di sicuro dominio. Non dissimulava piú le segrete energie della sua tempra eccezionale; anzi ne faceva un primo esperimento sull'uomo che non aveva voluto esser da lei soggiogato alla guisa degli altri. Lo frenava; se lo teneva davanti calmo e docile, col suo fascino di donna forte.
E tutta la passione che aveva vibrato prima del loro accordo, sembrava morta. Si parlavano e si guardavano, come due persone serie ed avvedute, che trattano insieme un interesse materiale comune. Le loro mani non si toccavano piú e non si cercavano neppure. Ma quando parve che non avessero altro da dirsi, nel breve silenzio che precede i saluti, una fiamma di desiderio riapparve negli occhi di Mario.
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