Pagina (53/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lei non gli rispose. Lo guardò sbalordita ed offesa.
      - Non t'impermalire - raccomandò Mario, indovinandola; - basta cosí. La mia sventataggine di un momento non t'impedirà d'esser contenta di me. Del resto, ti ringrazio; mi fai andar via quasi felice.
      - Quasi? Come sarebbe a dire?
      - Lascia andare. Non ho fretta. Bisognerà pure arrivarci...
      - Mi fai grazia di spiegarti? Non capisco proprio una parola.
      Però ella aveva negli occhi e nel viso il desiderio dell'uomo votatosi a lei. Mario le si avvicinò tanto, che parve volesse riscaldarla col suo alito ardente.
      - Tu invece hai pure capito, che, un momento fa, scappavo come un vigliacco - le disse a bassa voce; poi correggendosi subito:
      - Cioè, no! È invece che tu mi mettevi la febbre nel sangue, e che, per oggi, non mi avresti concesso nulla, neppure un bacio...
      - Sta zitto! - esclamò vivamente, trasalendo, la giovine donna: - questo mai, mai! Rammentati che sono tua cognata...
      - Oh, il grande ostacolo! Mai? Ma s'è il nostro destino. E allora, perché non subito? Credi forse che io potrò frenarmi sempre?
      Cercò di avvincerla. Ella si svincolò selvaggiamente, si allontanò con un balzo agile; gli si volse da lontano spaventata:
      - Per carità, Mario, lasciami in pace. È una infamia, un sacrilegio; ho orrore di te. Griderò se non te ne vai...
      Ma la tentazione ond'era presa da dieci minuti, le lampeggiava negli occhi, le ardeva sul viso. Non seppe fuggire ancora nel vedere il cognato riaccostarsele.
      Ed egli pure era tremante come lei. Non imponeva: supplicava colle mani giunte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Mario Mario Mario