Evvia! era la conseguenza del sistema, e la piaga non poteva sanarla, perdio! che il popolo stanco di pagar lui per tutti. Ma l'ora del rendimento dei conti doveva suonare presto o tardi, inevitabilmente. Oh, se ne sarebbero viste delle belle!
Pippo ammiccava a sua volta. Chi poteva dubitarne? Che cosa c'era dunque di stabile nella baracca? Quand'anche nessuno avesse voluto prendersi l'incomodo di buttarla giú, ci pensavano da sé i mangioni del Parlamento, rovinando tutti gli interessi, facendo a chi le commette piú marchiane. Ma l'accordo fra Pippo e Barbati non andava oltre il presentimento e l'augurio comune di una catastrofe. Il trafficante di ferrarecce era clericale; clericale accanito, colle intransigenze del piccolo bottegaio e del romano attaccato alle vecchie tradizioni di pompe e di spettacoli religiosi e di vita parassitaria della Roma cattolica. Per lui l'entrata degl'Italiani era stata la rovina della città, lo sbandamento dei forestieri che la empivano di quattrini, il colpo mortale agli ozi del popolino ed ai guadagni facili della borghesia. Ne avevano voglia gli altri due, di perdersi nelle loro chiacchiere senza sugo, di nazionalità, di dignità, di libertà: lui andava al sodo: per lui l'importante era aver la pancia piena, e l'animo tranquillo. Considerava il resto, miserabili sciocchezze indegne di un uomo che pensa all'utile proprio, e vuol tenere il capo a partito. Del resto, alle sfuriate dei due amici, egli opponeva la calma mordace e cocciuta dell'uomo sicuro del fatto suo.
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