Il prossimo ristabilimento del potere temporale era per lui un articolo di fede inconcusso. Ascoltava con una suprema compassione ironica gl'interminabili litigi fra Paolo, difensore della monarchia liberale, e Rinaldo patrocinatore ardente del principio repubblicano. Se ne sarebbero accorti allo stringer dei conti. L'Europa, che aveva difeso sempre il Papa, perché ne aveva bisogno, stava adesso colle mani in tasca, unicamente per vedere di che cosa eran capaci i piemontesi. Ma i Governi esteri ci si erano già seccati, e, sottovoce, si mettevano già d'accordo. La bomba sarebbe scoppiata molto prima di quello che non si prevedesse.
Sullo scorcio di agosto, una sera, la battaglia si prolungò oltre l'ordinario. I tre politicanti, intorno al tavolo di mezzo, avevano totalmente dimenticato il gruppo, raccolto piú vicino ad una finestra aperta, dove Mario ciaramellava con Flaviana, con Irene e con Teta. Laggiú non pensavano affatto a vuotarsi la testa colla politica. Scherzavano, mettendo la nota allegra di una conversazione leggera e lo schioppettío vivace di una risata nelle lacune della discussione strepitante. Furlin, fuori dei gangheri, catechizzava i suoi interlocutori. Gliene avevano dette!... Gli avevano fatto perdere il lume degli occhi per certe notizie di malumori in Francia contro il Ministero De Broglie, che ravvivavano disparate speranze nel cuore dell'agente d'affari radicale e del trafficante retrogrado. Il primo intravvedeva la prossima caduta dei traditori della Repubblica francese; l'avvenimento al potere dei partiti avanzati; la loro alleanza coi fratelli d'Italia, ed il patatrac.
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