Questa restava un po' smemorata; non aveva, testè, risposto ad una domanda di Teta.
- Davvero, t'inganni, - sorrise: - sono quelli là, che mi stordiscono.
- Vuoi sostenerlo a me? - fece l'altra. - Ci credi, Teta? ci credi, Mario?
- Ma sí, cognatina - disse Mario: - hai proprio i nervi. Ti fa male il caldo? Bisogna che tu ti scuota. Vogliamo andate a prendere il gelato?
Flaviana accettò la proposta con un grido di gioia. Che idea felice! si sarebbero lasciati i tre chiacchieroni alla loro politica! si sarebbe andati a fare un giro pel Corso! Era stabilito.
- Che serve? - obbiettò Irene. - Se fossi di cattivo umore, il gelato non mi guarirebbe, m'imagino. Non mi sento proprio di muovermi.
- Allora confessi di non star bene? - domandò Teta, con un lungo sguardo scrutatore. Irene parve risolversi a non resister piú.
- Dio mio! è per tuo padre. Ho avuto notizie spiacevolissime.
Mario e Teta trasalirono, avvicinandosi vivamente. Aspettarono una piú ampia spiegazione, senza domandarla.
- Non ho voluto crederci per un mese. Adesso non posso piú dubitarne: papà vuol riprender moglie.
Teta soffocò un grido. Ebbe una contrazione dura, feroce, del viso fattosi pallido. Mario invece si limitò ad aggrottare le sopracciglia, mettendosi in guardia. Fratello e sorella comprendevano il pericolo che la cognata loro accennava.
Ma, come s'ella stimasse inutile discendere a' particolari del fatto, li abbandonò. Un antico rammarico rivelavasi nelle sue parole. Bisognava bene aspettarsi qualche cosa di simile.
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