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      S'aveva forse da credere che nascessero sotto i cassettini delle punte di Parigi? Davvero, dovevano succedere delle commedie graziose in via di Torre Argentina!
      Padron Gregorio torceva il naso tutte le volte che gli nominavano il genero e la nuora. L'idea di poterli un giorno o l'altro incontrare, lo rendeva furioso. Prima di sporcarsi a guardare soltanto quei due scalzacani birbaccioni, lui si sarebbe gettato a fiume. Ma non c'era da pensarci: lo scritturale e la ferrivecchi si badavano bene dall'arrivargli a tiro. Senza dubbio, dovevano essere stati avvertiti che una tale combinazione avrebbe fatto passar loro un quarto d'ora da ricordarsene per tutta la vita. In ogni modo, restavano al largo, e tanto meglio cosí!
      Una sera, la buona armonia della brigata si annuvolò. Ferramonti, arrivato l'ultimo, rispose con dei grugniti ai saluti degli amici. Restò in un mutismo selvatico, sorbendo il suo caffè, come se avesse ingoiato del veleno. Evidentemente, aveva ragione di dolersi con qualcuno dei suoi cortigiani. Lo lasciava capire, lanciando delle frasi misteriose e terribili sulla sorte birbona che espone un galantuomo a non esser sicuro di nessuno. Gli altri si guardavano allibiti, per scoprire chi fra loro poteva essere il colpevole, e quale colpa avesse potuto rimproverarsi. Poi, incoraggiandosi l'un l'altro, tirarono l'antico fornaio a dare delle spiegazioni. Ma perché restava cosí strano? Che cosa poteva essergli accaduto? Aveva forse ricevuto qualche cattiva notizia?
      - Ma che notizie!


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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