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      La giovine donna fu la prima a riaversi. Tornò al suo posto sorridendo:
      - Sono una sciocca.
      - Eh, no! - ghignò Ferramonti, nascondendo con una smorfia la sua paura. - Sei nervosa. Del resto, queste porcherie fanno sempre un certo effetto. La miglior cosa è non pensarci.
      In realtà si sentiva piú coraggioso del solito.
      La vicinanza di quella bella creatura lo rianimava e lo ringalluzziva tutto. Provava egli pure il fascino esercitato da Irene su tutti coloro ch'ella aveva voluto attrarre a sé. Forse qualche cosa di piú complesso: un viluppo strano di sentimenti paterni, e di sorde sensualità di vecchio. Egli non si era trovato certamente a trattare con delle duchesse! Epperò, non rammentava di essersi trovato tuffato cosí, come adesso gli accadeva, in un delicato profumo di verbena esalante dalle vesti d'Irene. Nell'abbracciarlo, essa gli aveva lasciato quell'odore sugli abiti, intorno al collo, nelle carni. Egli se ne sentiva come saturare il cervello.
      - Avevo bisogno di voler bene a qualcuno, e che qualcuno mi volesse bene - diss'egli, ritornando sulla frase troncata dalla folgore. La pronunciò con una lentezza voluttuosa.
      La signora Lalla, da qualche tempo, era uscita dal salotto, senza che gli altri due avessero fatto mostra di accorgersene. Padron Gregorio parve improvvisamente affaticarsi a darsi animo. Sorrideva.
      - Se si potesse... Certo, allora andrebbe bene! Vuoi pigliarti tu l'incarico di consolare un vecchiaccio brontolone?
      - Perché non posso mostrarvi a nudo il mio cuore? - diss'ella ineffabilmente commossa.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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