Ma, con uno di quei cambiamenti subitanei che la rendevano anche piú irresistibile, aggiunse subito, scherzando:
- Mi ci proverò... accetto! E se sarete brontolone, peggio per voi! Allora, volete darmi un bacio, papà mio?
Gli offrí la fronte. Baciò lui, dopo essere stata baciata. Cercava di divertire il suocero, e di farlo ridere, come per proposito deliberato a non ricascare nel sentimentale. Doveva senza dubbio costarle uno sforzo; ma il vecchione, dal canto suo, cercava di secondarla, solleticato da quelle gaie carezze di giovine donna, che egli non aveva gustato ancora. Dentro di sé, era ben altro!... Oh, se avesse potuto dire quel che provava dentro di sé! Irene doveva possedere certamente qualche filtro magico. Egli durava fatica a trattenere lagrime di tenerezza.
- Sapete che c'è? - diss'ella, guardandolo con due occhi sfavillanti: - voglio fare di voi un altro uomo. Ci riuscirò, vedrete. Non ci sono forse riuscita con Pippo e con Mario?
Fu come una sferzata. Padron Gregorio, ricacciato dal cielo in terra, la interruppe ruvidamente:
- Basta cosí! Mi guasti tutto il bello del nostro incontro. Ma forse giova. Bisogna intenderci subito.
- Che ho fatto? - balbettò Irene atterrita.
- Nulla. Senti: tu hai voluto sposar Pippo, e va bene. Io ci ho gusto, solo perché siamo diventati parenti e ci siamo incontrati. Ma se pensi di riavvicinarmi ai miei figli, perdi il tempo, capisci? Sono un mucchio di canaglie; non dimenticherò mai i dispiaceri che mi hanno dato. E voglio che tu mi giuri di non rinominarmeli mai piú.
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