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      - Non correre; non brucia la casa! C'è sempre da fissare quando ci vedremo.
      Una lieve nube passò sulla fronte della giovine donna. Ella pensava, forse, che suo marito doveva restare escluso dagli abboccamenti che si combinavano.
      - Cercherò di venire quasi ogni giorno. Farò di tutto per riuscirvi.
      - Cioè! bisogna riuscire ad ogni costo. E... la prima volta, quando ci rivedremo?
      - Non so... Doman l'altro?
      - Sta bene. Doman l'altro...
      - Qui, - soggiunse subito Irene, prima che il suocero potesse indicarle un altro appuntamento.
      Padron Gregorio parve colpito. Infine si risolse.
      - Sia pure: qui! A rivederci, nuoruccia.
      - A rivederci, papà!
      Ebbene, il vedersi in casa d'estranei acquistava un sapore piccante; un'idea come di appuntamento amoroso e clandestino. Il vecchio Ferramonti se ne sentiva turbato ed ingolosito. Bisognava dire che Irene ne avesse, dei curiosi capricci! il condursi cosí, come gente che ha paura di compromettersi, non aveva senso comune. No, non era cosa degna d'un uomo serio.
      L'intero settembre passò senza cambiamenti. Irene andava tre o quattro volte per settimana da Lalla Frati; restava col suocero un'ora od un'ora e mezzo, irrequieta, nervosa, come combattuta fra la delizia d'essergli vicina, e la preoccupazione di dover scappar via al piú presto possibile. Qualche volta facevasi attendere lungamente, o restava appena pochi minuti. A due o tre appuntamenti mancò del tutto. E queste furono per padron Gregorio giornate terribili. Insomma, la giovine donna era diventata subito un bisogno della sua esistenza.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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