Nella vecchiezza, egli subiva ciò che la gioventú, rosa dagli appetiti del danaro, gli aveva risparmiato: una malia di sirena, completa, drammatica in certe brusche malinconie, in certe indefinibili velleità di rivolta impotente. Appunto: presentiva nei suoi lucidi intervalli lo scopo della giovine donna, di cui portavasi addosso il profumo nel suo vagabondeggiare di vecchio ozioso; di cui rammentava la voce, gli atti, gli sguardi ed i sorrisi, nelle ore lunghe e vuote, occupate ad impantanarsi fra i pettegolezzi del rione. Intravvedeva l'assedio paziente, sagace e formidabile alla sua fortuna; e, piú ancora, capiva che avrebbe capitolato. Ma la tentazione ed il fascino non gli permettevano di raffermarsi in tali pensieri. Altri, opposti, li scacciavano. Non già Irene mirava ai suoi quattrini! Lui pensava di farnela padrona. Lo meditava, tenendo nascosto il disegno con una cura gelosa, perché nulla ne trasparisse al di fuori. Anzi, avrebbe messo alla prova il disinteresse della nuora; ed al piú leggero dubbio sulla sincerità dei suoi procedimenti, le avrebbe luminosamente provato che non era né un imbecille né un rimbambito.
Ma lei conducevasi ammirabilmente, senza offrire il menomo appiglio alla diffidenza. Non aveva le caute allusioni ed i giri insidiosi di frase, che preparano un attacco, né i silenzi ostentati ed ostinati della dissimulazione. Il tema degl'interessi materiali ricorreva spesso nei loro abboccamenti. Essa lo affrontava con naturalezza, sia che fossero in quistione gli affari del suocero, sia che vi fossero i propri.
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Irene
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