Pagina (100/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ci arrivarono infatti. Irene provò al suocero ch'egli non poteva fare a meno di una moglie, affettuosa ed intelligente. D'altra parte, egli non era decrepito. Si ammogliavano uomini in condizioni assai peggiori delle sue, e non se ne pentivano. Egli avrebbe potuto imbattersi bene, riavere qualche altro figlio. Se voleva che Irene cercasse per lui, essa non ci faceva difficoltà. Anzi, credevasi anticipatamente sicura di trovare quello che occorreva.
      Ferramonti ebbe un'idea luminosa. Lasciò che la giovine donna versasse un fiume di parole per dimostrare sott'ogni punto di vista la convenienza di un secondo matrimonio, e che si montasse a dovere la testa nel credersi lei capace di pescare la donna per la quale. Quando gli parve che la cosa fosse matura appuntino, disse lui pure la sua prendendo un'aria indescrivibile di vecchio sornione.
      - Insomma, pare che abbiate piantato tutti questo chiodo! Non trovo uno che non desideri di vedermi ammogliato. Sai che c'è, Irene? Sono stufo di sentirmi dir dietro tante sciocchezze. Finirò col levarne l'occasione. Sul serio: sono quasi tentato di pigliarti in parola.
      - Provatemi, papà! - incoraggiò vivamente Irene. - V'assicuro che ve ne troverete contento. Volete davvero che mi metta in campagna, fin da domani?
      - Perché no? Tenta. Io resto da parte; non piglio impegni. Voglio vedere quello che sarai capace di trovare.
      Per una settimana non si parlò d'altro. Irene pareva orgogliosa ed entusiasta dell'incarico ricevuto. Non ammetteva l'ipotesi di un insuccesso, respingendo vivacemente i dubbi del suocero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Irene Irene Irene Irene