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      Ma guarda come sei rimasta! Non vedi, scioccona, quanto ti voglio bene?
      I suoi occhi imbambolati luccicavano umidi. Non fu piú buono di resistere: si strinse fra le braccia la nuora palpitante e pallida. Poi rivoltosi alla Frati, presente e discreta, nel suo muto riserbo di donna che presta la casa ai convegni, l'avvertí:
      - Sapete, signora Lalla? vi ringraziamo. Adesso si cambiano le parti. Ci farete sempre un piacere, venendo qualche volta a trovarci.
     
     
      XI.
     
      A Torre Argentina si seguivano le mosse d'Irene con attenzione ansiosa, pari ai grandi interessi in giuoco.
      Dominava una grande incertezza. La giovine donna aveva adottato un sistema audace di equivoci, che poteva comprometterla colla piú futile circostanza, ma che teneva egregiamente sospesi gli animi. Tirava innanzi a prolungare la leggenda del matrimonio del vecchio Ferramonti, appoggiandosi ai pettegolezzi degli oziosi, fatti nascere e diffusi abilmente da lei e da Lalla Frati. Ella mostravasi costantemente inquieta: certo il suocero diffidava di lei. L'accoglieva e la trattava assai bene; ma qualche cosa in lui lasciava capire che aveva progetti segreti. Voleva ch'ella lo aiutasse nella scelta della moglie. Essa era soltanto riuscita ad impedirgli risoluzioni precipitate; ma non sperava di durarla piú a lungo. No: la fatica superava le sue povere forze.
      D'altra parte, bisognava esser giusti: padron Gregorio trascinava un'esistenza impossibile; aveva realmente bisogno d'una compagnia. E poiché tali erano le circostanze, lei s'infiammava di un nuovo progetto: avrebbe secondato il desiderio del suocero, gli avrebbe trovato lei stessa una moglie.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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