Fece l'indiano:
- Ci sono delle novità?
- Lo sai tu, se ce ne sono. Siedi. Dobbiamo parlar seriamente, e non ho tempo da perdere. Perché non sei venuto ieri sera?
- Sono stato a teatro.
- E prima?
- Ho veduto degli amici...
- No! sei stato da Flaviana.
- Diventeresti per caso gelosa? - fece Mario con uno scoppio di risa. Ma, dinnanzi allo sguardo inesprimibile della giovane donna, si stizzí:
- Ebbene! sono stato da lei. E poi?
- Che cosa ti ha detto? Intendo ieri sera, nei giorni scorsi, dacché, insomma, non la vedo piú.
- Non te lo imagini? Sei curiosa di avere dei particolari scabrosi sulle nostre intimità?
- Sta bene! - disse Irene con una fredda ironia. - Tu credi necessario fingere di non capirmi. Mi hai già capita perfettamente, però! La catena della nostra complicità si rallenta, non è vero?
Mario, sorpreso, guardò lungamente la cognata. In realtà la comprendeva. Alla fine si risolse a risponderle.
- Allora, se vedi cosí da lontano, devi sapere che io sono estraneo al cambiamento di Flaviana a tuo riguardo. Non mi puoi rimproverare né una indiscrezione, né un'imprudenza. Mi pare anche di condurmi con quella povera donna nel modo che tu, spesse volte, mi hai consigliato.
- Credi? Può darsi - bisbigliò Irene conservando il suo fare mordace. - Continua pure. Vorrei conoscere il tuo pensiero.
Mario trasalí, come un cavallo di razza che morda il freno. Si sentiva lanciato sopra un terreno pericoloso; perdeva la calma.
- Vuoi? - riprese vivamente: - ebbene, hai sbagliato tu. Non capisco perché tu abbia voluto Flaviana testimone dei nostri affari di famiglia, e tanto meno come tu non abbia pensato che una donna indovina sempre la rivale.
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