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      Tu ci guadagneresti un tanto: faresti la figura di un uomo caduto nelle reti di una sirena. Ti perdonerebbero tutti i tuoi torti pel merito di averla smascherata...
      - Ascoltami... - fece Mario. Cercava di farle comprendere il gran cambiamento che avveniva in lui. Ma la giovine donna lo respinse con un atto selvaggio, con uno scoppio di risa rauco, somigliante ad un ruggito.
      - Ho da credere che tu sia un imbecille al pari di tutti gli altri? - proseguí nello splendore affascinante della sua collera di creatura straordinaria, nell'ebbrezza ineffabile di un'impudenza suprema. - Senti: sono proprio venuta nella vostra famiglia per impadronirmi delle vostre sostanze. Vi ho raccolti intorno a me per sorvegliarvi e per raggirarvi meglio. Avrei voluto incontrare qualche difficoltà, che lusingasse il mio amor proprio. Invece, non sapete neppure odiare. Se io avessi sospettato di te la decima parte di quello che tu sospetti di me, ti avrei stritolato. Non lo credi? non mi stimi da tanto? Guardami!
      Egli trasalí guardandola; sentí un freddo brivido penetrargli nelle ossa. Allora tutta la sua energia s'infranse: balbettò una frase vile:
      - Tu sai che io non farò mai nulla contro te. Io ti amo.
      In realtà la sua passione ridestavasi dispotica, selvaggia, dinnanzi al furore della donna. Lei non aveva mostrato di udirlo. Ricadde, incapace di proseguire, col petto gonfio dall'affanno, colle membra in sussulto. La crisi della sua collera durava ineffabile nella contrazione della bocca semiaperta e fremente, nel livido pallore del viso, nell'infiammata intensità dello sguardo.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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