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      Ella era libera nelle sue scelte, come era libera nell'esercizio delle sue pratiche religiose. Rinaldo non le aveva domandato nulla, superiore a tali miserie; ma lei doveva aver rivolto le sue ricerche entro qualche chiesa, o nel parlatorio di qualche monastero. Federico Vettoni era un acquisto prezioso; attivissimo, sapeva metter le mani in ogni genere d'affari, come un ebreo. Non badava, per ciò, a tenersi in relazione cogli usurpatori. D'altra parte, sicuri di lui, glie lo permettevano.
      Nondimeno l'affermazione pubblica della società Barbati-Vettoni, avrebbe forse passato un po' i limiti della convenienza. Allora, perché non salisse la senapa al naso a nessuno, e perché le apparenze fossero salve, si era stabilito di non mettere in piazza il contratto. Federico non si sarebbe fatto vedere, né al banco, né in compagnia di Rinaldo. Ognuno avrebbe avuto l'aria di fare gli affari per proprio conto, indipendentemente dall'altro. C'era bene degli espedienti per restare uniti dietro le scene.
      Ma Federico Vettoni sapeva di non compromettersi affatto, col mostrarsi apertamente in buoni rapporti con Flaviana. Ella non era suo marito, e, in questioni di donne, i protettori del giovanotto non guardavano eccessivamente pel sottile. Federico era noto per le sue buone fortune galanti; lo sapevano capace di mescolare ai mistici rapimenti di una donnetta bella e pia, qualche piú profana distrazione, e lo compativano. Erano debolezze della carne, dalle quali nessuna creatura umana può dirsi esente, e che si riparano coll'esercizio delle pratiche religiose e coll'edificante esemplarità della vita cristiana.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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