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      Oh, egli ne poteva raccontare, sul conto di quella canaglia! L'aveva fiutata da vicino, lui!
      - Non s'era detto di non parlarne mai piú? - interruppe Flaviana, ritornata senza che gli altri due se ne fossero accorti. Non volle sentire le scuse del marito; non ce n'erano! La gente onesta non deve sporcarsi a parlare di simili birbaccioni! Poi, furiosa, invitò Federico a portarla via, senza perdere un minuto di piú. Quell'incidente da nulla l'aveva assolutamente sconvolta.
      In sostanza, la rottura coi Ferramonti non aveva somigliato alle solite. I Barbati digerivano ancora il fiele di una disfatta completa, sotto tutti gli aspetti. Essi pure avevano intuito l'abilità ed i segreti disegni d'Irene, e Flaviana, volontariamente, le si era profferta a coadiuvatrice ed alleata, per trarne, col marito, dei vantaggi futuri, quando la fortuna di padron Gregorio fosse passata in mano della scaltra cacciatrice. Trattavasi, insomma, di servire abilmente la Ferramonti per sfruttarla piú tardi. A questo patto Flaviana aveva potuto fingere filosoficamente di non accorgersi quali relazioni Irene e Mario cercassero di nascondere.
      Invece i Barbati avevano dovuto alla fine persuadersi, che la moglie di Pippo mistificava loro come tutti gli altri. Nel salotto di via Torre Argentina, studiando le apparenti contradizioni che davano all'opera della giovine donna uno sviluppo tortuoso ed ondeggiante, essi si erano assopiti, sfibrati in una fiducia pericolosa. Non avevano sospettato d'esser là perché la Ferramonti li aveva voluti, servendosene per uno scopo affatto diverso da quello da loro imaginato.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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