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      Ma, e poi? Vi è sulla terra una sola creatura, uomo o donna, che possa dirsi perfetta?
      Cosí un tacito consenso l'autorizzò a valersi apertamente della cortesia del cognato. Gli oziosi potevano sbizzarrirsi a piacere: Irene riabbandonavasi alle sue audacie di donna che sfida il mondo, dopo averlo voluto ingannare coll'ipocrisia. Mario spingevasi fino in via del Pellegrino; compariva ormai tutte le sere. Quell'incontro notturno che faceva passare dinnanzi agli sfaccendati un uomo giovane ed una donna giovane, stretti insieme a braccetto, come due sposi nella luna di miele, diventava un'ostentazione. Potevano seguirli dal Pellegrino a Torre Argentina; vederli perdersi dentro un portone donde non uscivano piú, nessuno dei due. C'era da farci dei giudizi temerari anche a non averlo voluto. E le storie piú stravaganti si diffondevano, accreditandosi nella folla che aveva visto nascere e crescere la famiglia Ferramonti. Poi bisognava esser laggiú, fra l'angolo di via Larga e lo sbocco di Campo di Fiori, per assistere allo spettacolo. L'apparizione di Mario era un avvenimento. I chiacchiericci tacevano, affogati nella curiosità universale che si concentrava sul giovanotto; dei gruppi formavansi negli angoli scuri dei vicoli e sulle soglie dei portoni; dei bottegai dimenticavano la clientela per correre sull'uscio a spiare. Il momento solenne era il ripassare di Mario colla cognata. La coppia rifaceva la strada contorta ed angusta, nella luce rossastra dell'illuminazione, che arroventava il polverío sottile sollevatosi dal selciato e sbatteva sulle muraglie bige e gobbe delle vecchie case.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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