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      Aveva Pippo nuovamente dinnanzi. Lo interrogò balbettando.
      - Perché sei tornato?
      Egli non rispose. Guardava intorno, frugando gli angoli, deluso. Alla fine, a propria volta, interrogò:
      - Dov'è?
      - Chi?
      - Mario.
      - Che t'importa?
      Pippo non rispose. Marito e moglie guardaronsi lungamente. Un fremito agitava le narici e le labbra livide dell'uomo. Irene lo comprese; dissimulò il freddo raccapriccio ond'era invasa.
      - Impazzisci davvero? - diss'ella: - ti seduce, per caso, l'idea di un po' di galera? Ebbene! Mario torna a momenti. Coraggio! fagli trovare tua moglie sgozzata.
      Con un gesto teatrale, gettò lontano il mantello che la copriva. Rimase col petto nudo, aspettando che il marito la colpisse. Egli invece piegò sotto un fascino doloroso; agitò le labbra convulse, e per un istante parve attratto da una forza misteriosa verso la giovine donna. Poi la stessa forza lo respinse. Camminava inconsciamente all'indietro, verso la porta di uscita. Due grosse lagrime scesero lente da' suoi occhi smarriti, rigandogli silenziosamente le gote. E sparí.
      Irene raccolse il mantello, se ne avvolse, si pose il cappellino del costume in testa, affrettandosi convulsa, raffazzonando ogni cosa in pochi minuti secondi. Non si contentò di non veder piú il marito e di non sentirlo. Lo cercò, attraverso il buio appartamento, ponendosi ad orecchiare cauta alla porta dello stanzino che gli serviva da camera da letto. Ed ella respirò piú libera, nell'udire i singhiozzi dell'uomo domato e le scosse del lettuccio dov'egli si avvoltolava nella crisi del suo dolore.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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