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      Finí di persuaderlo col mettergli sott'occhio i titoli saldati e strappati nel mezzo, che aveva tratti da un cassetto. Poi parlò d'altro. Erano anche in corrente gli affitti della bottega e della casa e le spese della famiglia. Da questo lato non dovevano un centesimo a nessuno.
      - Ma come hai potuto fare di questi miracoli? - esclamò ad un tratto Pippo, in uno scoppio di ammirazione sincera.
      - Io? - diss'ella. - Sarebbe appunto un miracolo, e non so far dei miracoli, io. Puoi risparmiarti dunque la gratitudine verso di me.
      - Chi è stato allora?
      - Tuo fratello. Adesso, continua, se vuoi, a far l'imbecille ed il geloso! Proibiscigli dunque di metter piú i piedi in casa tua!
      - Glie lo dirai tu?
      - Perché no, se lo desideri?
      Si guardarono lungamente, in silenzio.
      - Però, non gli dirai nulla, non è vero? - sorrise Pippo, parlando lentamente. Si passò una mano sulla fronte. Accettava l'ignominia che aveva voluto lavare col sangue, preso dal lato delle sue cupidigie. Una cinica filosofia spazzava le sue ribellioni. Che cosa avrebbe guadagnato a guastarsi colla moglie e col fratello? E d'altra parte, non subiva forse la legge comune ai mariti? Un'improvvisa risoluzione d'uomo che ha preso il suo partito gl'illuminò la fronte.
      - Invece, dirai a Mario che mi scusi se ho commesso delle bricconate, in uno stato da non poterlo sapere. Non succederà piú. Siamo intesi, non è vero? Dicevi dunque che papà sta male?
      - Un momento! - fece Irene: - parleremo poi di papà.
      - Non è finito ancora?
      - No. Anzi rimane il piú interessante.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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