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      E ricominciò la solita storia; ma questa volta fu riveduta ed ampliata. Forse che Irene smascherava alla fine le sue batterie e mostrava risolutamente l'idea di tirare a tutto? Ma se era quello che si desiderava! Supposta in lei la discrezione, ci sarebbe stato il caso di vedere Mario e Pippo contentarsi di una discreta porzione di legittima e farsi docili. No, no! Bisognava proprio che il furto fosse completo, e che riuscisse. Sopratutto che riuscisse. Allora se ne sarebbero viste di belle! Prima, lo scatenamento delle piccole collere fra Mario, Pippo ed Irene; il cozzo nel quale i due fratelli, secondo ogni possibile previsione umana, erano destinati a soccombere; poi l'entrata in iscena di loro, marito e moglie Furlin! Sicuro, di loro, vindici dell'onore e degli interessi della famiglia Ferramonti! Ed essi sarebbero scesi in lizza armati della loro onorabilità, della stima che si guadagnavano colla condotta attuale, dei diritti intangibili di coloro i quali invocano correttamente e solamente la legge. Forseché le centinaia di migliaia di lire si nascondono come si nasconderebbe uno scudo e forseché i tribunali non siedono piú per rendere la dovuta giustizia?
     
     
      XVI.
     
      Nel marzo, Irene aveva dovuto passare alcune notti in casa del suocero. A cominciare dal mese successivo, questo bisogno divenne anche piú frequente. L'antico fornaio, pasciuto, felice, scoppiante salute da tutti i pori, cominciava a provare gl'incomodi dei vecchi eccessivamente robusti ed eccessivamente nutriti. Aveva in rivoluzione il sangue che gl'imporporava le gote da gaudente; soffriva di vertigini e di soffocazioni, che rendevano irrequiete le sue notti.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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