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      Ma insomma! era tempo di farla finita, altrimenti lui ci avrebbe preso cappello sul serio!
      Il vecchio rimase nell'ebbrezza dilettosa di tale scena tutto il resto della giornata, ed i giorni successivi. Non usciva piú, insofferente di perdere un'ora lontano dalla giovine donna, accecato di lei fino al punto di non iscorgerne le cupe astrazioni male dissimulate. Peraltro, s'egli le avesse avvertite, Irene si era preparata una giustificazione: non dovevano cercare ancora il nemico misterioso che li aveva fatti soffrire tanto con la lettera anonima? Non era naturale che questo pensiero tornasse ad agitarla, adesso che le circostanze le permettevano di consacrarvisi interamente?
      In realtà, senza averne informato il suocero, anzi premendole che non ne sapesse nulla, ella aveva già trovato. Ci si era messo di mezzo il caso: un incontro fortuito con Flaviana Barbati. Le due donne s'erano scambiate appena uno sguardo; ma era stato sufficiente per avvertire Irene che i propri istinti non l'avevano ingannata fino dal primo momento. Le bastava. La partita si sarebbe saldata piú tardi. Adesso bolliva al fuoco tropp'altra carne!
      La tensione aveva raggiunto il suo limite estremo. Pippo, riconciliato colla moglie, e tornato alle cure del guadagno con una febbre smaniosa d'uomo ingordo, rivolgeva spesso alla giovine donna delle domande ciniche. Ebbene? come andavano le cose al Pellegrino? Crepava sempre di salute il genitore? C'era sempre d'aspettare un pezzo? Ed eguali impazienze, per motivi diversi, facevano spasimare Mario.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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