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      Si assicurava la gazzarra per mezza settimana alla cuoca, alla sua parentela ed agli aiuti ch'essa pigliava in tali occasioni.
      Irene arrischiava talvolta qualche osservazione; ma erano parole gettate al vento. Padron Gregorio le chiudeva la bocca, scherzando e punzecchiandola. Aveva forse paura che ci si dovessero rimettere dei quattrini fra quelli custoditi alla Banca? Poi, egli consentí a transigere: si sarebbe fatto punto a San Pietro, consacrando l'estate ad un regime di dieta e di riposo. Ma, per compensarsi in anticipazione, volle che gli ultimi banchetti restassero memorabili.
      Bisognerebbe aver visto quello che seppe mettere insieme il giorno del Corpus Domini. Alle tre - l'ora di andare a tavola - la stanza da pranzo, nella luce perlacea delle tende abbassate, e nel suo raccoglimento lindo e profumato, pareva trasformata in un tempio sacro alla ghiottoneria. La mensa preparata pei due convitati rideva nel candore della tovaglia e nel vivo luccicare dei cristalli e del vasellame. L'adornava un bel mazzo di fiori in mezzo ed una ricchezza di sopratavola. Da un lato, alla parete, ma a portata di mano, una credenza carica di bottiglie, di pietanze fredde e di pile di piatti, aspettava la festa che avrebbe fatto piazza pulita sui suoi ripiani.
      Ferramonti era andato a fare una lunga camminata ed a bere il vermutte per prepararsi lo stomaco. Rientṛ un poco stanco, sudato, sfibrato da un primo alito di estate precoce. Apparve in cucina, dove le casseruole e i tegami brontolavano, confondevano insieme i loro vapori ed i loro odori.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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