Lo sprazzo di sole che occupava nei pomeriggi un lembo della stanza, batté sulla tenda, filtrò attraverso il tessuto, con un barbaglio diffuso, nell'afa dell'ambiente che faceva appassire i fiori.
- Chiudi le persiane! alza la tenda! spalanca le porte! - disse padron Gregorio alla domestica che cambiava i piatti: - qui si soffoca, per Dio!
Respirava a fatica. Trovò che c'entrava a meraviglia un piccolissimo riposo. Ma poiché veniva la volta di attaccare un pasticcio, egli, preparandosi a tagliarlo da sé, volle che la domestica lo levasse subito di sopra la credenziera e glie lo collocasse davanti, bene, col garbo che ci vuole per far figurare le cose.
- Volete farci sopra un meditazione? - scherzò Irene al vedere il suocero come immerso in effetti a contemplare la crosta del pasticcio. Egli rise. Pensava che l'esterno prometteva bene, e che un po' d'appetito ci sarebbe stato anche per quell'intruglio da tavole signorili. Corpo del diavolo! Non ci era voluto che Irene per mettergli la voglia di assaggiarne, nei suoi vecchi giorni!
L'osservazione lo condusse a rivolgere dei complimenti alla giovine donna. Vi si diffuse, sotto una inconscia ripugnanza di tornare al pasto. Poi si rammentò che non avevano ancora stabilito come passare il resto della giornata. Egli non avrebbe sgradito di pigliare un po' d'aria. Che ne diceva Irene, di una scarrozzata a San Pietro in Montorio?
- Non c'è nulla che lo impedisca, - disse ella assentendo.
Benissimo! Allora restava cosí stabilito. E adesso non c'era da far niente di meglio che vedere se il signor pasticcio manteneva le sue promesse.
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