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      - Allora, non c'è piú speranza?
      - È un caso gravissimo. Credo che non ci sia piú speranza.
      - Fra mezz'ora, mio marito ed i miei cognati saranno avvertiti.
      Ella si allontanò subito per andare a dare delle disposizioni.
      Quando rientrò, il medico, dal capezzale dell'ammalato, la invitò vivamente ad avvicinarsi. Ferramonti aveva riaperto gli occhi, e li girava intorno come chi cerca. Nel chinarsi sopra di lui, la giovine donna si accorse che la chiamava, con un balbettare indistinto prodotto dalla paralisi.
      - Son qui, papà! - diss'ella; - mi riconoscete?
      Egli ammiccò, con una grande soddisfazione; ma ricadde subito in una insensibilità assoluta, non mostrando affatto di udire o di comprendere le sue parole affettuose di conforto.
      - Lo lasci pure tranquillo, - consigliò il medico. - Non c'è niente di meglio a fare, per ora. Anche la mia presenza è inutile. Tornerò verso mezzanotte.
      Irene rimase un quarto d'ora a guardare l'infermo. Lo vide assopirsi, a poco a poco, profondamente. Allora ordinò alle due donne rimaste in casa di andare a sparecchiare ed a rimettere ogni cosa in ordine nella stanza da pranzo. Certa di non essere pel momento disturbata, aprí il primo cassetto del comò, prese la chiave del forziere e si avvicinò da quella parte coi movimenti cauti e sospettosi di una ladra presa dalla commozione. Il suocero non le aveva date ancora le lezioni promessele; ma aveva aperto per due volte in sua presenza il forziere dove si custodiva ancora il danaro occorrente per le spese giornaliere.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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