- Non pare che papà abbia lasciato alcun testamento. Allora, se agiremo d'accordo, con prontezza e con sagacia, c'è da risparmiare la tassa di successione sui capitali deposti alla Banca Romana. Si tratta di cinquecentonovantatremila lire nominali.
Gli occhi di Teta e di Pippo lampeggiarono; ma Irene, sbalordita di sentire il cavaliere Furlin cosí esattamente informato, non seppe nascondersi il colpo che la faceva impallidire. Dopo un minuto secondo appena, però, un sorriso inesprimibile di sarcasmo passò sulle sue labbra. Mario dovette comprenderla, senza dubbio: sorrise impercettibilmente a lei; forse finí di tradirla.
- Bisogna pensar subito a questo affare, - disse Pippo.
Guardava la moglie, fiutando la spogliazione. I Furlin si fecero un cenno d'intelligenza, ed il cavaliere Paolo riprese il suo aspetto desolato:
- Ma è possibile occuparsi ora di simili cose? No, no! la testa non regge!
Si allontanò, seguito dalla moglie. Irene parve aver l'intenzione d'imitarli. Pippo la fermò esasperato:
- Ne sai qualche cosa di piú, tu!
- E se lo sapessi? - diss'ella, squadrando il marito con un'occhiata terribile.
- Ti pare il momento di mettere a campo certi discorsi? - osservò Mario, mentre Irene si allontanava.
- Allora sei d'accordo con lei? - ghignò Pippo.
- Non so che cosa tu voglia dire. In ogni modo, tu non hai verun motivo d'inquietarti, tu solo fra tutti.
- Credi? Ebbene, se ci sono per aria dei giuochi di bussolotto, ne vedremo delle belle!
Anch'egli si allontanò. Diffidava di se stesso, e non voleva fare una scena in presenza degli estranei che riempivano la casa.
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