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      Io non mi ci oppongo.
      Si consultarono cogli occhi; parvero tutti risoluti a fare gl'indiani, e Furlin, riprendendo a parlare, interpretò il pensiero comune:
      - Non facciamo un'ingiuria al povero papà; tanto piú che non avrebbe senso comune, perché non esistono disposizioni testamentarie. Per carità! stiamo all'argomento. Si cerca di sfuggire al fisco. E nell'ipotesi che riesca, vorrei proporvi d'incaricare uno fra voi del ritiro. Basterà un semplice mandato di procura.
      - Mi pare che sarà anche di troppo, - osservò Mario colla sua ostinata ironia. - In ogni modo, vada pel mandato di procura!
      - Allora, mettetevi d'accordo.
      - Che serve? - fece Pippo. - Non ci sei tu? Hai già mostrato di prenderti tanto a cuore i nostri interessi, e di agire con tanta onestà, che sarebbe un'ingratitudine impedirti di fare quello che tu saprai, per condurre a termine le cose meglio di ogni altro. Non ho forse ragione?
      Non ebbero tempo di pronunciarsi. Irene comparve fra loro, assolutamente inaspettata in quel momento. Ella era già in lutto rigoroso: il suo viso mostravasi di un pallore marmoreo. Non andò a baciare la cognata; ma, con un saluto lieve e generale, prese posto al tavolo intorno al quale sedeva la famiglia. Non voleva recitar commedie.
      - Parlavate già d'affari? - diss'ella, gettando un'occhiata sugli appunti sparsi davanti a Furlin. - Scusatemi d'essere arrivata in ritardo.
      - Dovevi intervenire tu pure? - domandò Mario, mentre le offriva con un sorriso amico la propria alleanza.
      - Pippo sapeva che sarei venuta, - spiegò lei freddamente.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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