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      Quindi si volse al marito:
      - Non l'hai detto? Perché?
      - A quale scopo? - diss'egli balbettando. - Nessuno te lo impediva; ma non era necessario...
      - Era necessario, invece.
      Ella indovinava i sordi fremiti ond'erano agitati Pippo ed i Furlin. A sua volta lei pure tremava; ma non era scossa per ciò la risoluzione che l'aveva condotta a provocare un incidente di cui tutti sentivano l'importanza suprema.
      - Vediamo un po', - disse Furlin, frenando con un gesto Pippo e Teta: - ti prego di scusarmi, Irene; ma bisogna che tu ci spieghi questa necessità della tua presenza qui!
      - È appunto la mia prima intenzione, - affermò la giovine donna. - Nondimeno, non è cosí facile. Ho da difendere degl'interessi che non sono i vostri.
      Pippo ruggí. Ratta Irene si alzò, guardandolo fiso e soggiungendo:
      - Preferisci forse che me ne torni via cosí?
      - Bada! - ammoní Furlin, - si direbbe che tu ci porti la guerra. Non capisco a quale scopo e per quale motivo. In ogni modo, siedi e discorriamo da buoni parenti.
      Ella sorrise beffardamente. Restò in piedi. Riprese a parlare con una sicura lucidezza di idee, nonostante il lieve tremito della voce.
      - Mio padre voleva ch'io non venissi sola. Non l'ho ubbidito, appunto perché vorrei che c'intendessimo da buoni parenti. Se non si potrà, pazienza! Vi domando dunque se siete disposti ad approvare quello che ha fatto papà liberamente, e nella pienezza della sua intelligenza.
      - Vuol dire che tu sei riuscita a spogliarci, non è vero? - domandò Pippo col viso sconvolto. Furlin, pronto, sentí il bisogno di usare mezzi eroici, vedendo anche Mario trasalire e prepararsi ad affrontare il fratello.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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