Dal canto proprio, ella non poteva spingere l'eroismo fino a rinunciare ad una fortuna, che d'altra parte non aveva cercato.
- Ti ringrazio davvero! - fece Pippo con un sarcasmo velenoso; - non so dirti quanto ti ringrazio. Con lo sposarti, non poteva toccarmi assolutamente una piú grossa fortuna.
- Con lo sposarmi, hai ricevuto da me dei benefizi, che adesso ti fa comodo dimenticare. Non importa. Penserai meglio ai casi tuoi.
- E godrò le tue ricchezze, finché ti farà comodo lasciarmene godere un briciolo. Non sarà per molto tempo, suppongo.
- Ti pentirai forse di quello che dici! - minacciò Irene. Furlin s'interpose di nuovo:
- Volete permettermi un'osservazione? Coi battibecchi, ci accapiglieremo, senza venire ad una conclusione. Parliamo sul serio, in nome di Dio! E tu, cara Irene, scusami; ma mi pare che tu abbi dimenticata una cosa essenziale. Hai riconosciuto tu stessa, che i tuoi interessi sono in conflitto coi nostri. Ma allora, bisogna bene che tu accetti le conseguenze di questo stato, diremo cosí, di guerra. Dire ai figli di nostro suocero che i capitali del padre loro ti appartengono, è molto; ma non basta.
- Cioè? Dubiti, per caso...?
- Ecco l'importante. Credo bene che tu ti appoggi a qualche atto che non conosciamo ancora. A buon conto, un testamento non è. Ebbene, noi abbiamo il diritto d'esser molto scettici sul valore del tuo atto. I tribunali decideranno, e sarà colpa delle circostanze se i nostri mezzi di difesa ti parranno troppo crudeli.
Si rivolse subito agli altri soggiungendo:
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Pippo Irene Dio Irene Furlin
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