Oh, gli amici della giovine donna erano veramente scandalizzati!
In effetti, Mario, com'era toccato una volta a suo fratello, ricominciava a dare di sé uno spettacolo pochissimo edificante. Riprendeva le abitudini di dissipazione e di scapestrataggine abbandonate nell'accostarsi alla cognata. Riviveva in lui l'uomo dagli appetiti sfrenati che si getta all'azzardo e che fa volare il danaro in un turbine di pazzi piaceri. Aveva delle amanti che gli costavano un occhio del capo; giuocava nelle case clandestine dove una società equivoca di avventurieri e di parassiti spennacchia gl'ingenui. Appunto sulla fine di luglio egli si trovò mescolato in un affare compromettente. La polizia era comparsa d'improvviso ai circoli della contessa Barlei, sorprendendovi una trentina fra uomini ben vestiti e signore oneste, o quasi, intorno ad un tavolo di roulette; e fra gli altri, si susurrò che Mario dovesse render conto della sua qualità di associato appunto alla contessa negli interessi dei banco. Lo scandalo si abbuiò per intercessione d'influenze misteriose e potenti, con la sparizione della Barlei. Anche Mario sparí, dopo aver rubato la mantenuta ad un principe parecchie volte milionario, dell'aristocrazia nera intransigente.
Aveva lasciato al cavaliere Furlin la tutela dei propri interessi. Non si udí parlar piú di lui, sino a settembre inoltrato. A quest'epoca ricomparve improvvisamente solo, invecchiato ed al verde. Ma, per indovinare quest'ultima circostanza, occorreva una grande penetrazione, giacché, se la fortuna lo aveva realmente abbandonato, egli la sfidava con uno stoicismo eroico.
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Mario Barlei Mario Barlei Mario Furlin
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