- Tira via! - soggiunse Mario, sempre allegramente: - è un pezzo che non ci vediamo. Ma non c'è neppure da chiederti se stai bene. Crepi di salute, sornione che sei!
Gli batteva sulla spalla con la confidenza di una grande intimità. Peraltro Pippo, ancora incerto e diffidente, continuava a balbettare, accennando confusamente ch'egli, a sua volta, trovava in buona salute Mario. Allora questi lo assalí di fronte:
- Mi credi venuto con qualche secondo fine?
- Ti pare possibile ...!
- Sta' zitto! Lo credi! È uno sciocchezza. Ma, passando di qui per caso, mi sono fermato proprio apposta. In parola d'onore! facciamo una figura ridicola coi nostri corrucci da ragazzini! Io ne sono stufo, per conto mio, e giacché l'occasione si offre, ti propongo di rifar pace.
Attese un momento invano, che l'altro rispondesse.
- Non parleremo d'interessi, - proseguí, - e non trarremo in ballo Irene, né punto, né poco. Ti accomoda? Staremo insieme qualche volta, in buona armonia, lasciando che gli avvocati ci cucinino come loro parrà, e che tua moglie mi sfugga come la peste. Si capisce che, a questi lumi di luna, non può scegliermi per suo cavalier servente. Ma tu! Quale motivo hai di farmi il broncio? Pensi sul serio che Furlin ed io non difendiamo anche la tua causa personale?
Sorprese nel fratello un aggrottamento di sopracciglia ed uno sguardo sempre piú sospettoso.
- Hai ragione! - esclamò riprendendosi: - dico delle cose stupide. Che vuoi! mi affatico a persuaderti della mia sincerità.
- Ma s'è inutile!
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Mario Pippo Mario Irene Furlin
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