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      - dichiarò Pippo, diventando ad un tratto cordiale. - Ho io qualche cosa contro di te, forse? Non ci siamo visti da un pezzo, perché il caso non l'ha voluto. Adesso ci vediamo. È semplice.
      Aveva preso il partito di non resistere alle profferte del fratello, curioso di vedere dove in realtà sarebbero andate a parare. Dentro di sé rifletteva, che se Mario era venuto per uno scopo, aveva dovuto certo prevedere anche il caso di vedersi respinto per agire in conseguenza. Allora il meglio era di non lo lasciar piú sfuggire, per tenerlo d'occhio.
      Frattanto avvertivano la bizzarra singolarità del loro colloquio, che lasciava entrambi in una sorda impressione d'imbarazzo e di disagio. Mario cercò di uscirne:
      - Hai proprio ragione: è appunto come dici. D'altra parte, a malgrado della nostra buona volontà, non continueremo gran tempo a vederci.
      - Cioè?
      - Medito un viaggio.
      - Come quello della scorsa estate? Ne ho sentito parlare, buonalana!
      - No, no! Si tratta di una cosa seria. Voglio mutare aria definitivamente.
      - Càspita! E ti risolverai presto?
      - Dipende dalle circostanze.
      - Capisco.
      - In ogni modo, al piú presto possibile. Ne riparleremo.
      Rimasero insieme quasi mezz'ora, sulla porta della bottega. Alla fine Mario si rammentò di esser cascato là per andare da Fosca. Lo disse al fratello ridendo, e nel salutarlo, attribuí all'allegra ragazza tutto il merito del riavvicinamento accaduto. È proprio vero quello che dicono presso a poco le sacre carte: le vie del Signore sono infinite e misteriose!
      Però Mario, nonostante il tempo perduto col fratello, invece di fermarsi subito da Fosca, tirò di lungo fino a Ponte Sisto, coll'aria profondamente assorta.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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