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      Ormai non gli era piú possibile allontanarsi.
      - Avvisa Pippo che c'è suo fratello, - disse alla domestica che gli aveva aperto.
      - Ma il signor Pippo non c'è, - osservò la ragazza. - Avvertirò la signora. S'accomodi.
      Le labbra di Mario ebbero una contrazione nervosa. Era giunto mezz'ora prima dell'appuntamento, senza rendersene conto; e nondimeno egli aveva anticipato per uno scopo definito: quello di trovar sola Irene e di parlarle prima che Pippo potesse intervenire nel loro abboccamento. Irene apparve d'improvviso, sorridente, calma, cordialissima.
      - Facciamo proprio delle cerimonie, fra noi? Passa dunque, Mario. Buona sera!
      Entrarono nel salotto dove erano stati tante altre volte, in altri tempi. Irene sedette sul canapè, accennando al cognato una sedia vicina. Per un breve istante si guardarono negli occhi, scrutandosi.
      - Non ti annoierai lungamente, - disse la giovine donna. - Pippo sarà qui fra poco.
      - Per carità! - fece Mario, - mi dispiace piuttosto per te, ed il torto è proprio mio. Ho anticipato.
      - Aspetteremo. Bisogna pure abituarci a stare di nuovo insieme, giacché Pippo ti vuole.
      - Credi dunque che avremo il tempo di abituarci, come tu dici, a star di nuovo insieme? - domandò Mario con una strana e sottile ironia.
      Ella mantenne la sua calma sicura ed un candore ostentato di donna che non indaga i sottintesi delle parole che ascolta.
      - Il difficile era nel ricominciare. Abbiamo ricominciato e l'abitudine si rifarà presto. Volevi forse alludere al tuo viaggio?
      - Forse.
      - Me ne ha parlato Pippo.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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