Pagina (228/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Poi, con una esclamazione angosciosa, balzò accanto al cadavere di Mario, gli sollevò la testa, chiamandolo a nome, invitando disperatamente i presenti a soccorrerlo.
      Frattanto, circondavano Irene. Rigida, livida, fremente, cogli occhi sbarrati e colla bocca riarsa e semiaperta, era in un parossismo convulso. Come costrettavi da un fascino soprannaturale, senza vedere e senza udire altro, ella guardava Mario, sempre Mario, ostinatamente quel cadavere caldo ancora, dagli occhi aperti e dalle narici grondanti sangue. Opponeva una resistenza passiva a coloro che cercavano di trascinarla altrove. Un sorriso sinistro disegnavasi a poco a poco nella contrazione delle sue labbra.
      Ed intorno a lei era una febbre spasmodica di curiosità, la manía sfrenata di apprendere i particolari della tragedia. La scongiuravano di calmarsi, di farsi coraggio e di uscire; ma piú ancora le chiedevano come fosse accaduto il fatto, s'ella vi era stata presente, perché non aveva potuto chiamare aiuto ed arrestare la mano del disgraziato. Dio santo! era un fatto incredibile!
      - Lasciatemi in pace! - gridò lei d'improvviso, svincolandosi rabbiosamente da chi la teneva. - Vi dico che non ho bisogno d'alcuno!
      Non aveva cessato un momento di guardare il cadavere di Mario. Vi si avvicinò risoluta, nel tempo stesso che Pippo, persuaso della inutilità dei soccorsi, lo abbandonava. Marito e moglie si trovarono di fronte, si guardarono muti, al disopra del cadavere del suicida. Pippo rabbrividí, si ritrasse assalito dalla paura di quella donna.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Mario Irene Mario Mario Mario Pippo Dio Pippo