Niuno però della famiglia, né degli addetti dell’Ambasciata, ha sofferto insulti. In seguito il popolo è andato a tutte le case, sulle quali esistevano le armi d’Austria (la nostra fra le altre), ed ha fatta la stessa operazione, meno alcune poche, i padroni delle quali sono stati in tempo di calarle da loro stessi. Tutte queste armi sono state poi raccolte ed incendiate sulla piazza del Popolo. Verso le 4 pomeridiane un numero grandissimo di gente, con le bandiere di diverse nazioni, bande, canti, passando per il Corso, è andata al Campidoglio, ove nella Chiesa di Aracoeli si è cantato un solenne Te Deum. Questa sera poi, oltre l’illuminazione per tutta la città, si sono fatti per il Corso i così detti moccoletti, che sono stati copiosi oltre ogni credere e clamorosi, ed hanno durato circa un’ora e mezza di notte: i canti però ed i suoni hanno continuato sino a notte molto avanzata.
MERCOLEDÌ 22 — Avendo l’Ambasciatore d’Austria dichiarato al Governo che se non si rimovevano le bandiere, che erano state appese in due parti del palazzo di Venezia, egli non avrebbe potuto continuare il suo soggiorno, e che domandava in tal caso i passaporti; nella notte scorsa la polizia le ha fatte togliere, non senza però della opposizione popolare. Si sta ancora all’oscuro sui risultati della rivoluzione di Vienna.
GIOVEDÌ 23 — In un diluvio di notizie o incomplete, o anche contradittorie, quello che pare ufficialmente certo è che il giorno 16 corrente, dopo molte concessioni fatte dall’Imperatore, Vienna era tranquilla, e il Governo si manteneva.
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Il tempo del papa-re
diario del principe don Agostino Chigi dall'anno 1830 al 1855
di Agostino Chigi
pagine 317 |
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