Si è dimostrato col così detto ultramicroscopio di Zsgimondy e Siedentopf che questi liquidi colloidali contengono in sospensione delle finissime particelle di materia non propriamente disciolta, che in molti casi con un sistema opportuno di illuminazione diventano visibili. Le soluzioni colloidali costituirebbero un termine intermedio fra le soluzioni vere e proprie ed i liquidi torbidi, quelli cioè che si ottengono agitando un liquido a cui si sia aggiunta una polvere finissima. I granuli delle soluzioni colloidali devono possedere inoltre, si potrebbe dire con grossolana imitazione dei joni, delle cariche elettriche, perchè la corrente trasporta il colloide a seconda della sua natura al polo positivo o a quello negativo. Questo fenomeno cui si è dato il nome di cataforesi, può essere reso visibile per mezzo dell'ultramicroscopio ed assume un aspetto assai grazioso quando in luogo della corrente continua si adoperi una corrente alternativa; in questo caso, i granuli oscillano ed invece di punti luminosi in movimento progressivo, l'ultramicroscopio fa vedere delle piccole rette brillanti. Con la presenza di queste cariche elettriche si può spiegare l'effetto che sulle soluzioni colloidali produce l'aggiunta di un elettrolita ed anche quello delle radiazioni positive o negative dei corpi radioattivi: il colloide allora precipita o coagula. La formazione di un coagulo o di una gelatina dipenderebbe dalla quantità di acqua che la sostanza colloidale è capace di trattenere mentre precipita.
| |
Zsgimondy Siedentopf
|