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      Anche l'energia chimica deve evidentemente potersi rappresentare con un prodotto; il fattore di capacità è noto ed è certamente dato dalla concentrazione, ossia dalla quantità di massa nella unità di volume. Si sa per lunga esperienza che l'azione chimica è proporzionale alla concentrazione; il fattore intensità invece non è ancora esattamente definibile, lo si chiama da alcuni potenziale chimico e si sa soltanto che in certe assai semplici reazioni, come ad esempio nella azione dei metalli sugli acidi, esso corrisponde al potenziale elettrico.
      La nostra energia vitale, senza bisogno di definirla ulteriormente, ciò che sarebbe impossibile, potrebbe anche essa esprimersi con un prodotto, chiamando uno dei fattori quantità di vita; l'altro fattore ne rappresenterebbe l'intensità e corrisponderebbe ad una differenza di potenziale. Tale fattore, che già per l'energia chimica riesce alquanto indeterminato, deve esserlo anche maggiormente per una forma di energia così misteriosa. Esso potrebbe significare quello che costituisce la volontà. La volontà sarebbe dunque, in certo modo, la temperatura dell'energia vitale. Quest'ultima potrebbe, come il calore, essere immateriale, oppure dipendere dalla massa come la affinità chimica. Essa dovrebbe naturalmente obbedire al primo principio dell'energetica e potersi però trasformare senza perdite in altre specie di energia: aversi ad esempio l'equivalente chimico della energia vitale.
      Riguardo al secondo principio le cose diventano meno facili e chiare per la natura stessa del secondo fattore.


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La chimica organica negli organismi
di Giacomo Ciamician
Nicola Zanichelli Editore
1908 pagine 61