– Sapete cosa v'ho a dire? – esclamò dunque, – ecco!... fin che non si trova un generale a modo mio, m'intendo... co' mustacchi... e che faccia per davvero...
Qui fu interrotto da una voce con accento romano, la quale esclamò:
– E non ti pare che gli abbia i mustacchi, quest'altro?
Salvatore stava per rispondere, ma in quella venne avanti un altro, un tal Emilio Rensini: giovane anche lui, ma non come Salvatore. Vestito di velluto con un berretto tondo e piatto, messo tutto da una banda, con aria da bravaccio, alla medio evo. Un pennino, piantato dritto sullo stesso arnese, rendeva compiuta l'acconciatura romantica e proprio da cantante di questo nuovo personaggio.
– Cospetto se gli ha i mustacchi! – esclamò, – pare don Chisciotte.
– Tal e quale, – saltò fuori Rocco, il piú faceto della compagnia: il quale, udendo quella similitudine, si staccò da un gruppo, dove stava ascoltando un sonetto a Pio IX e all'Italia, recitato da un Romano, ufficiale senza dubbio, secondo lo qualificavano due enormi spallini d'oro, dai quali maggior risalto prendeva il suo ampio petto, la sua imponente statura – e cavalleresco come lui, – concluse Rocco.
Allora di nuovo Emilio:
– Ah!... famosi generali ci abbiam noi... e svelti poi!... ch'è una consolazione a vederli; immobili, fermi come tante statue equestri.
Salvatore voltò gli occhi al cielo, e pestò lo squadrone per terra in atto d'impazienza; ma Rocco, tra serio e faceto:
– Ciò va in perfetta regola, allora...
– Perché? – esclamarono alcuni, tra ilari e curiosi.
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